
Negli ultimi anni, il panorama fiscale italiano ha visto numerosi cambiamenti, specialmente per quanto riguarda la tassazione sulle automobili. Dal 2026 entrerà in vigore una nuova tassa sulle auto storiche che sta già sollevando preoccupazioni tra collezionisti, appassionati e operatori del settore. Tuttavia, con una corretta informazione e seguendo le linee guida fornite dall’Agenzia delle Entrate, è possibile evitare o ridurre sensibilmente l’impatto di questa nuova imposizione fiscale. In questo articolo, esploreremo nel dettaglio le novità introdotte, i criteri per l’esenzione e i passi pratici per tutelare il proprio patrimonio automobilistico.
La nuova tassa sulle auto storiche: cosa cambia dal 2026
La legge di bilancio 2025 ha introdotto una riforma significativa per quanto riguarda la tassazione delle auto storiche. Dal 1° gennaio 2026, tutte le vetture con oltre 20 anni di età, precedentemente esentate o soggette a tariffe agevolate, saranno soggette a una nuova tassa annuale. L’obiettivo dichiarato dal legislatore è quello di armonizzare il regime fiscale con le direttive europee in materia di ambiente e circolazione stradale, scoraggiando l’uso di veicoli inquinanti e promuovendo la rottamazione delle auto più vecchie.
La nuova tassa, a differenza delle precedenti, non si basa solo sull’età del veicolo ma anche su criteri legati alle emissioni, alla storicità certificata e all’uso effettivo su strada. In particolare, le auto storiche iscritte nei registri ufficiali (ASI, FMI, ecc.) potranno beneficiare di alcune agevolazioni, mentre per tutte le altre la tassa sarà piena e proporzionale alla cilindrata e alla classe ambientale.
Questo cambiamento ha generato una forte reazione nel mondo degli affari legati ai veicoli d’epoca, poiché potrebbe influire sia sul valore di mercato delle auto storiche sia sulle attività commerciali connesse, come restauratori, commercianti e organizzatori di eventi.
Chi rischia di più: i soggetti interessati e le categorie di veicoli
La nuova tassa non colpirà indiscriminatamente tutti i possessori di auto storiche. Secondo quanto chiarito dall’Agenzia delle Entrate, i soggetti maggiormente a rischio sono coloro che detengono veicoli non iscritti ai registri storici ufficiali o che utilizzano le auto storiche come mezzo di trasporto quotidiano, piuttosto che come beni da collezione.
Le categorie di veicoli più colpite includono:
– Auto con oltre 20 anni di età non certificate come storiche
– Veicoli con classe ambientale Euro 0, Euro 1 ed Euro 2
– Automobili utilizzate per attività commerciali o di noleggio senza conducente
– Veicoli di interesse storico ma privi di documentazione ufficiale
Le strategie per evitare la tassa: la guida dell’Agenzia delle Entrate
L’Agenzia delle Entrate ha pubblicato una guida dettagliata per aiutare i contribuenti a comprendere come evitare o ridurre la nuova tassa sulle auto storiche. Ecco i principali consigli e strategie suggeriti:
1. Iscrizione ai registri storici ufficiali: Solo le auto iscritte all’ASI (Automotoclub Storico Italiano), FMI (Federazione Motociclistica Italiana) o altri registri riconosciuti possono godere di esenzioni o agevolazioni. È fondamentale avviare la pratica di iscrizione il prima possibile, fornendo tutta la documentazione richiesta.
2. Certificazione di storicità: Oltre all’iscrizione, è necessario ottenere un certificato di rilevanza storica e collezionistica, che attesti l’autenticità e il valore storico del veicolo.
3. Uso limitato e documentato: Le auto storiche utilizzate solo per raduni, manifestazioni o esposizioni possono beneficiare di ulteriori riduzioni fiscali, a patto che l’uso sia dimostrabile tramite documentazione specifica (ad esempio, iscrizioni a eventi, fotografie, attestazioni di partecipazione).
4. Conversione a veicoli ecologici: In alcuni casi, la trasformazione del veicolo per ridurre le emissioni (installazione di impianti a GPL, metano o conversione elettrica) può portare a esenzioni parziali o totali dalla tassa.
5. Consulenza professionale: Rivolgersi a un commercialista esperto in fiscalità automobilistica o a una delle associazioni di categoria può essere determinante per scegliere la strategia migliore e non incorrere in errori burocratici.
Seguendo questi accorgimenti, è possibile ridurre sensibilmente il rischio di dover pagare la nuova tassa o, in alcuni casi, evitarla del tutto.
Implicazioni per il mercato e consigli pratici per gli operatori del settore
La nuova tassa sulle auto storiche avrà inevitabilmente ripercussioni sul mercato degli affari legati ai veicoli d’epoca. Gli operatori del settore dovranno adattarsi a un contesto più complesso, in cui la certificazione e la gestione fiscale diventano elementi chiave per mantenere il valore delle automobili e garantire la continuità delle attività commerciali.
Per i commercianti e restauratori, sarà fondamentale offrire ai clienti un servizio completo che includa la consulenza per l’iscrizione ai registri storici, la preparazione della documentazione necessaria e l’assistenza nelle pratiche fiscali. Gli organizzatori di eventi dovranno invece assicurarsi che le manifestazioni siano riconosciute e documentate, per permettere ai partecipanti di usufruire delle agevolazioni previste.
Gli investitori dovranno valutare con attenzione l’acquisto di auto storiche, privilegiando veicoli già certificati o facilmente certificabili, e tenendo conto delle nuove dinamiche di mercato che potrebbero influenzare prezzi e rendimenti.
In conclusione, la chiave per affrontare con successo la nuova tassa sulle auto storiche dal 2026 è l’informazione tempestiva e la capacità di adattarsi alle nuove regole. Seguendo la guida dell’Agenzia delle Entrate e affidandosi a professionisti qualificati, è possibile tutelare il proprio patrimonio automobilistico e continuare a coltivare la passione per le auto d’epoca senza incorrere in spiacevoli sorprese fiscali.